Dicembre 4, 2023

L’etimologia delle parole è spesso chiarificatrice, ha il potere di portare l’attenzione al cuore semantico del vocabolo.

Per questo motivo partiamo proprio da qui.

Sensibile, dal latino sensibilis, derivato di “sentire”, “percepire”, participio passato: sensus.

L’aggettivo sensibile può avere sia significato passivo che attivo.

Viene usato sia per indicare ciò che può essere sentito: c’è stata una sensibile variazione di temperatura, sia chi o ciò che sente: uno strumento molto sensibile.

Spesso sensibile viene usato come sinonimo di “vulnerabile”, “debole” o “delicato”. Per esempio, si parla di pelle sensibile o di obiettivo sensibile.

Questo perché un oggetto che facilmente recepisce gli stimoli possiede una complessità che a volte si traduce in fragilità: “è più facile rompere un termometro che un martello”.

Un apparato sensibile, ovvero che ha la capacità di recepire gli stimoli più sottili, come un termometro, è probabilmente così raffinato e complesso da essere particolarmente fragile.

Un martello, altrettanto utile, non possiede lo stesso rischio di rompersi cadendoci dalle mani…

Nonostante questa estensione semantica, sensibile non va usato come sinonimo di fragile o di vulnerabile, soprattutto quando si parla di persone.

Un artista con un animo sensibile non è una persona debole. Una bambina sensibile non è una bambina indifesa e fragile. Un padre sensibile non è un padre dolce o molto remissivo.

Sulla scia di questo chiarimento è più facile introdurre la definizione di PASPersone altamente Sensibili”, in inglese HSP “Highly Sensitive Person”.

Il concetto di persona altamente sensibile è presente in psicologia dal 1997 ed è stato coniato dalla psicologa americana Elaine Aron. La Aron è stata una delle prime ricercatrici a interessarsi al tratto “sensiblità” in ambito psicologico. Nel 1996 ha pubblicato il suo primo libro: “Persone Altamente Sensibili: come stare in equilibrio quando il mondo ti travolge.” 

Aron, che ha condotto i suoi studi sulla sensibilità insieme al marito

neurologo Arthur, ha definito l’Alta Sensibilità come un tratto che si distingue per: la profondità di elaborazione di tutti gli stimoli; la propensione a sentirsi facilmente iperstimolati rispetto agli altri;

l’elevata empatia e reattività emotiva; la sensibilità agli stimoli più sottili.

Profondità di elaborazione

Le Persone Altamente Sensibili recepiscono ed elaborano gli stimoli con grande profondità. Sottopongono ogni cosa ad una maggiore attenzione, collegando e paragonando ciò che notano alle esperienze passate e a quelle recenti, analizzando le situazioni con profondità e intensità.

Sensazione di sovraccarico

Le Persone Altamente Sensibili sperimentano spesso una sensazione di “sovraccarico” che porta al bisogno di prendersi del tempo da soli durante situazioni ricche di stimoli o a evitare situazioni che comportano una sovra-stimolazione. Anche trascorrere una serata in compagnia, data la profondità dell’elaborazione sensoriale, può stancare un PAS molto prima di un “non PAS”.

Empatia e Reattività emotiva

Le Persone Altamente Sensibili, poste di fronte ad una situazione emotivamente connotata, sentono intensamente l’emozione dell’altro come se fosse la propria (empatia), e si sentono portate ad agire (reattività).

Capacità di cogliere i dettagli

Le Persone Altamente Sensibili riescono a vedere piccoli particolari che ad altre persone sfuggono. Ciò vale sia per la percezione degli elementi ambientali: rumori, luci, colori… sia per la percezione interna propria e altrui: vissuti personali, elementi dell’esperienza interpersonale.

 

Elanie Aron e il marito Arthur Aron hanno basato il loro studio sulle PAS sul concetto di Sensory Processing Sensitivity (SPS) ovvero Sensibilità all’Elaborazione Sensoriale. La SPS è definita come come un tratto che racchiude le differenze individuali nella sensibilità agli stimoli interni ed esterni.

Utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI) gli studi hanno dimostrato che esiste un’associazione tra SPS e una maggiore attività nelle aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione sociale, nell’empatia e nel ragionamento riflessivo (Lionetti et al., 2019).

Secondo la ricercatrice Acevedo la Sensibilità all’Elaborazione Sensoriale si è evoluta per promuovere la sopravvivenza della specie, consentendo alle specie di essere più reattive all’ambiente in cui vivono, notando opportunità e minacce.

È stato dimostrato che questa maggiore consapevolezza dell’ambiente circostante è utile sia nel momento presente che nella valutazione di situazioni future, dato che questa forma di ipersensibilità sensoriale è caratterizzata da una “pausa di controllo” che consente di prendersi del tempo prima di passare all’azione (Acevedo et al., 2014).

La particolare Sensibilità all’Elaborazione Sensoriale offre risvolti positivi per la vita di una persona, ma comporta anche una serie di sfide che derivano dall’essere altamente consapevoli e profondamente colpiti dagli stimoli esterni.

Nel sito web personealtamentesensibili, sono elencate alcune caratteristiche che contraddistinguono le PAS:

  • Preferenza nel rimanere ai margini di una situazione per un momento prima di entrarvi: l’esplorazione avviene prima mediante osservazione e riflessione.
  • Grande consapevolezza dei dettagli e dei minimi cambiamenti.
  • Considerazione di ogni conseguenza possibile prima di agire: “farlo una sola volta e farlo al meglio”.
  • Percezione di emozioni e sentimenti altrui, intuiti dai dettagli non verbali.
  • Grande capacità di empatia e connessione emotiva.
  • Un agire particolarmente coscienzioso con grande attenzione al legame tra cause e conseguenze.
  • Sovrastimolazione frequente, sovraccarico da iperattivazione ma anche da ipoattivazione (noia).
  • Talento, passione o attrazione rispetto alle forme d’arte.
  • Particolare stress rispetto ai cambiamenti.
  • Sogni spesso vividi e pieni di dettagli.
  • Sovrastimolazione in ambienti con luci o rumori forti.
  • Frequenti reazioni fisiche, risposta immunitaria più reattiva, particolare sensibilità al dolore, agli stimolanti, ai farmaci.
  • Modalità spesso indiretta di comunicare, che tenga conto della possibile reazione nell’interlocutore.
  • Contatto profondo con la natura, con effetto calmante, affezione per animali, piante e piacere nel trovarsi dentro o vicino all’acqua.

 

Le informazioni su questo tema sono moltissime, è un campo di ricerca vasto e giornalmente arricchito da ricerche e da testimonianze di persone PAS.

Fin qui abbiamo elencato una serie di informazioni centrali per poter generare una riflessione. O uno spunto di riflessione.

L’idea di sensibilità più diffusa vede le persone sensibili come timide, introverse e tenere. È un immaginario costruito intorno alla figura del sensibile un po’ impacciato, una sorta di Forrest Gump.

Come abbiamo visto questo immaginario deriva da un’estensione semantica non del tutto corretta, infatti sensibile è chi ha sensi più affinati e sa sentire e cogliere variazioni microscopiche, invisibili ai più.

Una caratteristica come questa può essere potenzialmente allenata da chiunque, essendone evidenti i risolvi positivi: profondità di analisi, capacità di forti connessioni emotive, abilità nel leggere gli stati d’animo altrui.

Tuttavia, come ogni caratteristica, può portare a piccoli grandi disagi, soprattutto nella società di oggi che valorizza la velocità di reazione, la prestazione, l’”uomo tutto d’un pezzo”.

È difficile trovare spiragli per condividere la profondità, per godere dell’attesa che consente di affilare lo sguardo e cogliere i particolari che si annidano nelle varie situazioni, interazioni, relazioni.

La sensazione è che tra termometro e martello, vinca sempre il martello.

Perché resistente, efficace e solido.

Allenare il proprio lato sensibile è allora una scelta rivoluzionaria.

Una testimonianza di una persona altamente sensibile mi ha particolarmente colpita:

I sistemi della persona altamente sensibile sono molto porosi, cioè gli stimoli esterni sembrano essere più direttamente assorbiti nei loro corpi. È come se la persona altamente sensibile non avesse quasi nessuna “pelle” per proteggersi da questi stimoli esterni. Jim Hallowes

La mancanza di pelle rappresenta la mancanza di protezione esterna:

una Persona Altamente Sensibile viene toccata da alcune situazioni come se fosse in carne viva, e così consente a ogni stimolo di penetrare, a volta con morbidezza, mentre alte con dolorosa ruvidità.

La sensibilità è portatrice di complessità e di raffinatezza. Va protetta, non perché fragile e delicata, ma perché è estremamente preziosa.